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Duilio Dal Fabbro


Sono passati diversi anni da quando l'amico Carlo Poloni sì dedicava all’arte nelle fasi della sua giovinezza: la pittura, fin dai suoi esordi, rivelava possibilità di sviluppi futuri: in senso artistico sì percepiva già una semplice ma buona pittura nonostante la mancanza di guide o mentori per crescere. 
Carlo senza dubbio era un talento artistico da tenere in consìderazione, florido, attraverso la pienezza del Suo stile soprattutto dopo il mutamento radicale avvenuto tramite la ragione del togliere, del troppo e del superfluo, sulla struttura compositiva che andava riducendo così ipesì della figurazione. Il giovane artista sì impadroniva della pittura con una crescita costante, che lo portava sui sentieri fruttuosì dell’arte, merito dalle adeguate abilità tonali relative. Carlo continuava alacremente a dipingere con straordinaria passionalità, pregio della sua ragione e del suo operato nell’arte, concepita attraverso soluzioni alquanto raffinate con realtà ambientali di natura originaria: i temi proposti sono stati le nature morte, i fiori e alcuni lodevoli paesaggi dei luoghi collinari conosciuti. Peccato che nei periodi più importanti della sua vita, dopo una ammirevole maturità conseguita, la sorte non gli permise una carriera di riguardo, degna della sua vera personalità artistica. 
Ritengo da parte mia sottolineare l’aspetto fondamentale per cui l’operato complessiìvo di Carlo Andrea nel campo artistico vada al di là delle sue stesse realizzazioni e direi anche delle sue intenzioni. Purtroppo Carlo sì ammalò nel momento più fecondo della sua maturità, senza riuscire a debellare una grave ed impropria patologia. In quel triste periodo rifiutò drasticamente l’esercizio della pittura arrivando a distruggere addirittura parte dei suoi capolavori.
Nonostante queste avversità siamo riusciti a raccogliere, tra le varie collezioni private del nostro territorio, alcune opere che sono una valida dimostrazione delle capacità artistiche del maestro. Sono certo che tanti cultori ed appassionati saranno presenti all’apertura della mostra, soprattutto gli amici di un tempo che arriveranno per ritrovare Carlo e i suoi capolavori, come avveniva tanti anni orsono. Altri suoi ex allievi delle scuole medie, dove il professore insegnava educazione fisica, aspettano questo evento con grande gratitudine nei suoi confronti.
La sua malinconica vicenda influì sìcuramente sul nipote Pier Fortunato Bottan, di fatto seguace dello zio Carlo che sì introdusse nel campo artistico per verificare, credo, “una prosecuzione, quasì una sfida casalinga alquanto famigliare” per dimostrare l’indole e le capacità “organolettiche-sanguinee, del gusto artistico peculiare”. I suoi lavori iniziali sì nutrirono di una linfa vitale ancora acerba ma significante, sì percepisce infatti che il giovane artista, tramite lo studio, intende risolvere i “segreti” per ottenere certi effetti tecnici, il modo di una pennellata, l’accostamento dei diversì colori per non turbare l’unità della pittura è un comprovato stile della percezione,
attraverso un gradimento raffinato che lo porta passo dopo passo sui percorsì ulteriori dell’arte convenzionale. La maturazione di Pier Fortunato, dopo il proclamato avvio figurativo, sì apre ad un’estetica astratta-informale vicina alle scelte e alle soluzioni adottate dal Gruppo degli Otto riuniti intorno al grande critico d’arte Lionello Venturi. Bottan sì allontana così da una figurazione sicura, meditativa ma non mimetizzata, più informale che astratta che porta a sobbalzi interiori e rilevazioni suggestive. Il pittore per un periodo ritorna alla figurazione classica, poi, nel tempo, riceve costanti impulsì nell’ambito famigliare che risolve con una ritrattistica decisamente passionale legata a pennellate fulminee di natura informale; sì tratta di una serie di lavori sulla figura di un certo pregio. Dopo queste valide esperienze il Bottan sì dedica alle riproduzioni di copie d’autore, orientandosì sui maestri internazionali di grande fama: anche in questo caso sì riconoscono maestrie straordinarie dipinte a mano tramite un lavoro certosino e una notevole attenzione verso questi riconosciuti capolavori. L’artista, dunque, emerge anche in questa realtà pittorica con una evidente disinvoltura sia per quanto riguarda la tecnica sia per l’uso sapiente della pennellatura necessaria in queste peculiari realtà espressìve.



Duilio Dal Fabbro

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